Si tratta di terre limose e argillose comprese tra il tipo A6 e A4 della classificazione CNR-UNI10006 (tabella).
Argilla: è una roccia sedimentaria clastica, costituita da granuli detritici accumulatisi per decantazione in acqua , per azione di ghiacciai o per azione dei venti . Suoi componenti mineralogici essenziali sono quei silicati idrati di alluminio, a questi minerali argillosi è dovuta la plasticità delle argille e la loro capacità di acquistare e perdere facilmente acqua.
Terreni argillosi: è un suolo la cui tessitura è composta da oltre il 40% in argilla sul totale della terra fine. Da un punto di vista chimico e mineralogico, la frazione granulometrica prevalente, l'argilla, è rappresentata da minerali argillosi, silice, idrossidi di ferro e alluminio e dall'humus. L'aggettivo compatto, attribuito a questo terreno, si deve al ruolo preponderante delle forze di coesione sullo stato di coerenza del terreno, che appare tenace e povero di macropori. L'aggettivo pesante è invece derivato dallo sforzo fisico richiesto dalla lavorazione di questo terreno.
Limo: è il sedimento abbandonato dalle acque dei fiumi dopo le piene e si distingue in limo grossolano o limo fino.La sua composizione chimica varia con la natura mineralogica e geologica del bacino di alimentazione e del letto dei fiumi e dei torrenti; e per uno stesso fiume varia anche dal periodo di piena a quello di magra. In genere esso contiene larga copia di principi fertilizzanti.
Terreni limosi: hanno il 10% di sabbia, l'80% di limo e il 10% di argilla. I loro difetti sono che hanno una forte tendenza a conservarsi allo stato disperso, con effetto addensante. Il terreno risulta impermeabile sia all'aria sia all'acqua. Sotto l'azione della pioggia battente gli aggregati superficiali si spappolano e formano uno strato fangoso, destinato a trasformarsi in una crosta dura, dannosa perché ostacola sia la nascita delle piantine sia gli scambi gassosi tra l'aria e il terreno
Fonti:
-Corso di Opere in terra presso la facoltà di Ingegneria civile dell'Università di Ferrara
-Enciclopedia Treccani
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